Roma, 30 nov – Ora la clandestinità è diventata un’attenuante per i furti. Non sbaglia chi, sul Giornale, la definisce ancora “giurisprudenza creativa”. Perché di creativo effettivamente c’è molto, considerando quanto accaduto ieri a Milano.
Clandestinità come attenuante: la “genialata” dei giudici milanesi
I protagonisti di questa “meraviglia” sono il gip milanese Fabrizio Filice e due psichiatri da lui incaricati di effettuare una perizia psichiatrica su 22enne in custodia cautelare per la tentata rapina aggravata di un cellulare. Il fatto è avvenuto alla Stazione centrale di Milano, ma a quanto pare potrebbe avere conseguenze minime per il giovane. Questo perché secondo i giudici, l’esperienza del ragazzo sarebbe così drammatica, “tra un campo di trafficanti in Libia, in attesa che i familiari in Marocco pagassero il suo riscatto chiesto via foto social di una pistola alla tempia, e l’attraversamento di un confine desertico a piedi, nel miraggio dell’imbarco poi per Lampedusa”, da aver “costituito un fattore patogeno, aggravando in un post-adolescente i preesistenti aspetti di disregolazione del comportamento”. Ciò condurrebbe a “un fattore patogeno, aggravando in un post-adolescente i preesistenti aspetti di disregolazione del comportamento” e a una parziale “incapacità di intendere e di volere”.
Un futuro fantastico
Possiamo aspettarci di tutto, a quanto pare, e la clandestinità può rendersi addirittura una sorta di “jolly” per ottenere sconti e grazie. Perché se, come si legge ancora, per il ragazzo tutto ciò ha “costituito un fattore patogeno, aggravando in un post-adolescente i preesistenti aspetti di disregolazione del comportamento”, allora ogni forma di clandestinità medesima diventa, in pratica, un attenuante rispetto al misfatto commesso. Immaginate quale futuro radioso potremmo trovarci davanti se questa “lettura” diventasse popolare?
Alberto Celletti
L’articolo Tenta di rubare il cellulare ma “la clandestinità è un’attenuante” per i giudici proviene da Il Primato Nazionale.