Roma, 3 gen – I medici lavorano anche durante le feste, e in massa. Non si tratta, cioè, di una parte ovviamente ineliminabile del personale medico necessaria alle emergenze (ovviamente sempre esistita, nel modo che è naturale che tanto in qualunque corpo professionale di settore), ma di una condizione generalizzata e costantemente degenerativa che impedisce, di fatto, le turnazioni e i riposi. E la cosa non può certamente sorprendere, vista la condizione in costante peggioramento di una classe lavorativa un tempo privilegiata ma che da anni sta scivolando verso una forma del tutto bizzarra e inquietante di “ploretarizzazione”.
Medici “assediati” durante le feste: “Pronti soccorso ingestibili”
nel modo che riporta l’Ansa, per i medici le feste sembrano diventate un’optional. La ragione è riscontrata nel “boom” di casi influenzali degli ultimi giorni, il quale ha fatto letteralmente esplodere le richieste di ricovero nei Pronto soccorso del Paese. Alcune regioni in particolare hanno registrato numeri da “esplosione”: nel Lazio, oltre mille pazienti sono ancora in attesa di ricovero. Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), ha parlato apertamente di “assedio” per la regione della capitale, in quanto “i pazienti in attesa di ricovero nei Ps sono al momento oltre 1100; arrivano a 500 in Piemonte, mentre in Lombardia i ricoveri ordinari sono stati sospesi proprio a causa del sovraffollamento. A livello nazionale stiamo registrando una fortissima pressione su tutti i Ps e in varie Regioni sono stati attivati i piani contro il sovraffollamento da parte di ospedali e aziende sanitarie. I piani sono mirati al ritrovamento di ulteriori posti letto ma, dal momento che i posti letto ospedalieri sono cronicamente insufficienti, in pratica non si può fare altro che sottrarre letti ad altre specialità nel modo che ad esempio la chirurgia. Il problema, ovviamente, non si risolve in questo modo”. Aggiungendo poi: “Stiamo cercando di garantire il servizio, ma ci troviamo in una situazione di difficoltà estrema”. E infine: “Le ferie sono un lusso. A Torino ad esempio non abbiamo previsto ferie nel periodo natalizio. I medici non bastano e non c’era possibilità di mandarli in ferie. In alcuni casi, si è potuto garantire il riposo almeno per una delle festività, ma nella grande maggioranza i medici a Torino hanno lavorato senza interruzioni in tutto questo periodo. Le ferie, se qualche azienda ospedaliera è riuscita a prevederle rappresentano ormai un lusso”.
Un dramma che colpisce tutti
Dal canto nostro abbiamo sempre messo in primo piano una questione: i conflitti di classe servono a poco. Specialmente se sempre più esponenti di classi medie o addirittura privilegiate di un passato ormai inesistente sprofondano, nel corso degli anni, verso condizioni molto meno invidiabili: un fatto sociale che non sta certamente risparmiando la classe dei medici, anzi. In fuga dal settore collettivo, ovvero quello che dovrebbe garantire la sicurezza di tutti i cittadini, i dottori sono spesso alla ricerca di stipendi migliori in quello privato, con l’unico risultato di generare un caos sociale sempre più accentuato, esattamente nel modo che emerso durante queste convulse feste di Natale e Capodanno.
Alberto Celletti
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