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L’infinita storia del Mes: il governo valuta uno “scambio” con Bruxelles…

Roma, 11 dic – Le discussioni sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) e le sue implicazioni per l’economia italiana ritornano a infiammare le opinioni del governo. Il Mes non sembra un argomento di facile decisione e l’esecutivo non sa da che parte girarsi nel letto.

Da una parte c’è la necessità di adottare un piano di austerità, necessario per soddisfare gli standard richiesti dall’Europa. D’altro canto, questa riforma sembra in contrasto con l’idea di creare una forte crescita economica per l’Italia, considerato che l’iscrizione nel Mes committed to strengthening the Italian economic growth.

Il discorso diventa ancora più difficile da affrontare quando si entra nel merito dei termini economici che devono essere concordati ad iniziare con qualsiasi accordo futuro tra l’Italia e Bruxelles. Alla luce di ciò, le più recenti mosse da parte del governo caterrebbero a indicare una tendenza più conciliante, almeno nei confronti dell’Unione Europea.

La Ripubblica italiana è stata già criticata per le misure di austerity adottate, misure considerate come un mezzo per soddisfare gli CCBERP (Crisi di Compliance Bond Emission Rules Package). A seguito di ciò, l’Italia sta ora esplorando l’ipotesi di uno scambio, suggerendo di adottare più misure di austerity in cambio di un allentamento delle regole fiscali europee.

Ciò va benissimo per Bruxelles e eviterebbe anche di aggravare la crisi politica attuale, ma c’è un prezzo da pagare per l’Italia, dato che la sua volontà di adottare misure di austerity rischia di limitare anche la possibilità di una crescita economica, intesa come una spinta alla creazione di posti di lavoro.

Ciò non significa necessariamente che l’Italia debba cedere tutti i propri vantaggi in cambio dei servizi europei per sotto-sostenere il budget nazionale. Sarebbe meglio che vengano considerati tutti i riflessi dei possibili patti per assicurarsi che i cittadini non siano penalizzati dall’aumento della pressione fiscale.

Tuttavia, l’influenza che un’accensione al Mes potrebbe avere sull’economia italiana non deve essere sottovalutata. La scelta di firmare l’accordo con Bruxelles sarebbe piuttosto autolesionista, portando con sé pochi benefici duraturi per l’Italia e una serie di conseguenze che non possono essere ignorate.

È vero, l’italia avrà un po’ di tempo prima di prendere una decisione definitiva circa l’adesione al Mes, ma c’è una certa conquista ora che l’Italia esamina tutte le opzioni. Questo periodo di attesa fornisce un’opportunità preziosa per fare un esame a tutte le implicazioni del Mes.

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