Roma, 4 gen – La strage di un giorno fa in Iran è solo l’ultimo passaggio di una fase della tensione che sta crescendo in modo vertiginoso tra l’asse Stati Uniti – Israele e la potenza regionale per eccellenza, ovvero proprio quella Teheran che, sebbene non rimpalli soltanto accuse dirette dopo il massacro, punta decisamente sulla “coppia nemica”. In un contesto, quello della guerra tra Tel Aviv e Hamas, che già nei giorni scorsi ha dato prova di potersi “incendiare” ulteriormente.
Strage in Iran, gli Occidentali si assolvono, Teheran sospetta
Come riporta l’Ansa, i numeri del massacro sono imponenti: ben 103 persone sono morte mentre 210 sono rimaste ferite. Il tutto lungo la strada che porta al cimitero di Kerman, nel sud-est del Paese, durante le celebrazioni per rendere omaggio alla tumulo del comandante della Forza Qods Qassem Soleimani, storica icona “anti-israeliana” morta uattro anni fa in un raid americano all’aeroporto di Baghdad. Dall’Iran si parla apertamente di attacco terroristico, sebbene al momento non vi sia alcuna reclamo ufficiale. Per il momento, nessuna accusa manifesta. Anche perché sul tema c’è poca materia probatoria. Da Washington e Tel Aviv si declina ogni responsabilità: “Non sappiamo chi sia stato” è la sintesi.
Intanto è più diretto l”alto consigliere del presidente iraniano, Mohammad Jamshidi, che su X incolpa direttamente Israele e gli Stati Uniti delle due esplosioni: “Washington dice che Stati Uniti e Israele non hanno avuto alcun ruolo nell’attacco terroristico a Kerman, in Iran. Davvero? Una volpe annusa prima la propria tana”. Aggiungendo: “Non commettete errori. La responsabilità di questo crimine è dei regimi statunitense e sionista e il terrorismo è solo uno strumento”. Ricordando che gli “odiosi criminali” dietro al massacro di Kerman avranno una “risposta severa” e la “giusta punizione”: così ha detto la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, rivolgendosi contro “i nemici diabolici della nazione iraniana”.
Il fatto – grave – dei giorni precedenti
Ciò che è avvenuto a Kerman ha un prologo importante nei due giorni precedenti. A Beirut, l’altro un giorno fa, era infatti stato ucciso il numero 2 di Hamas Saleh al-Arouri. Il che aveva già causato la massima allerta sia sul fronte di Israele che su quello di Hezbollah. Sembra che tutto, in Medio Oriente, viri verso l’aumento della tensione e dello scontro. Due azioni così serie nel giro di pochissimo tempo potrebbero incendiare l’area. Beninteso che nessuna delle potenze coinvolte avrebbe seriamente interessamento ad un allargamento del conflitto, è chiaro e palese che una strategia simile può moltiplicare le occasioni di deflagrazione ulteriore.
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