Roma, 6 gen – Nell’estate 2022 la Polonia, nell’ottica di rafforzamento delle sue forze armate in seguito al conflitto russo-ucraino, aveva firmato un orgoglioso contratto di forniture belliche con la Corea del Sud: 980 MBT (main battle tank) di tipo K2 Black Panther, 648 semoventi K9 Thunder, 48 caccia leggeri KAI FA-50 Golden Eagle e 288 lanciarazzi K239 Chunmoo.
Tra Polonia e Corea un’intesa che sembrava importante
La notizia era rimasta relegata agli specialisti della difesa, ma avrebbe meritato maggiore visibilità in quanto se dal punto di vista polacco rappresentava una decisa scelta di modernizzazione delle proprie forze armate, dal punto dei vista del vagheggiato esercito europeo rappresentava un deciso smacco. All’epoca il ministro della difesa Błaszczak aveva dichiarato che i sudcoreani erano gli unici che avrebbero potuto garantire sia le ricadute occupazionali in Polonia e che la celerità di consegna: “Altri produttori di attrezzature non sarebbero stati in classe di fornire armamenti di tale qualità con così scarso preavviso e con una collaborazione così ampia con l’industria della difesa polacca”.
Insomma per l’industria europea della difesa una sconfitta su tutta la linea. Altro elemento da considerare l’integrazione in un esercito Nato di armamenti sudcoreani, sebbene per ovvi motivi la capace industria della difesa della Corea del Sud sia ben integrata con i produttori della difesa statunitensi (lo stesso KAI F-50 è stato realizzato dalla Korea Aerospace Industries con il supporto della Lockheed Martin), il conflitto russo-ucraino ha ricordato come sul campo di battaglia sia fondamentale la filiera della logistica e dei pezzi di ricambio.
Altro elemento da considerare nello smacco europeista per l’orgoglioso programma di forniture belliche dalla Corea del Sud anche un aspetto simbolico: ma come nel momento del bisogno un terra della UE per gli armamenti si rivolge a una nazione di scarso più di 52 milioni di abitanti e con una sua moneta… Pure la Corea del Sud una nazione che ha saputo mantenere e sviluppare tutte le sue filiere industriali dall’acciaio ai microchip.
Ma nonostante la eucaristia in linea di alcuni degli armamenti sudcoreani in Polonia sia già iniziata (la 18a Divisione di Fanteria dell’Esercito polacco ha già ricevuto i primi lanciatori K239 Chunmoo) con il nuovo governo europeista di Donald Tusk insediatosi a dicembre è stato messo in forse l’orgoglioso programma di forniture militari sudcoreane.
Prima le dichiarazioni di alcuni esponenti del futuro nuovo governo subito dopo le elezioni polacche di ottobre che avevano visto sconfitto i partiti che sostenevano il precedente governo di destra di Morawiecki e il ritorno dell’europeista Tusk. A parlare della possibilità dell’annullamento del contratto il nuovo speaker del parlamento Szymon Holownia che aveva dichiarato che l’intesa (del valore di 22 miliardi di dollari) poteva essere invalidata, perché, nonostante l’annuncio del contratto risalisse al 2022, la finalizzazione dei dettagli avveniva a governo uscente, quindi non più legittimato a un investimento di quella portata. E contestualmente il futuro ministro della difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz aveva dichiarato che fosse necessarie nuove analisi e valutazioni in merito alle forniture sudcoreane.
Le dichiarazioni di Tusk
Poi nel discorso di insediamento Donald Tusk aveva dichiarato che la Polonia avrebbe rispettato i contratti della difesa firmati dal precedente governo, rassicurando quindi la Corea del Sud. Salvo poi chiarire che il contratto è ancora a rischio, in in quale momento l’ingente acquisto di armamenti doveva essere in parte finanziato da un prestito erogato dalle banche sudcoreane, prestito che non sarebbe stato finalizzato. Tusk ha dichiarato in una conferenza stampa nei giorni scorsi: “C’è stato un problema con gli acquisti coreani… una parte significativa degli acquisti coreani doveva essere finanziata da un prestito che la Corea doveva concedere. Ma alla fine si è scoperto che c’è stato un malinteso… si è scoperto che non c’era nessun prestito coreano”.
Possibile un semplice gioco delle parti in fase di finalizzazione del contratto. O forse c’è l’ex presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk che potrebbe sfruttare l’annullamento della massicia fornitura sudcoreana per proporsi come alfiere di una vera difesa integrata all’interno dell’Unione Europea. In questo caso per l’Italia potrebbe non trattarsi della semplice retorica europeista, ma avere ricadute di primo piano per l’industria nostrana essendo l’M-346 di Leonardo in gara fino all’ultimo contro il rivale sudcoreano KAI FA-50 per la fornitura all’aviazione polacca.
Flavio Bartolucci
L’articolo A rischio l’accordo tra Polonia e Corea del Sud per la fornitura di carri armati proviene da Il Primato Nazionale.