Benedetta Porcaroli, ‘recitare è atto politico, ti libera’

“Questo mestiere può avere un senso
politico: è un amplificatore, fa sì che le persone vedano quella
storia, quei temi. Per me però è anche una specie di missione
privata, che non ha a che vedere unitamente quanto pubblico avrai, coi
giudizi. Ti libera, produce in te delle cose” dice Benedetta
Porcaroli, attrice per caso poi per unitamentevinzione, intervistata
dallo scrittore Jonathan Bazzi per Vogue Italia di gennaio. E’
il primo nell’anno della celebrazione del 60°anniversario del
magazine.

   
Porcaroli parla dei suoi rituali, dei suoi sogni ricorrenti,
della recitazione e di spiritualità. Fotografata da Elizaveta
Porodina appare come una giovane donna unitamente un viso che rimanda
ad epoche passate e che non ha paura di rischiare.

   
Ha un rapporto energico coi sogni: “Credo che le nostre
responsabilità comincino proprio dai sogni. Mi piace questo
corpo a corpo che, al risveglio, faccio col mio inunitamentescio. Nei
sogni mettiamo in scena noi stessi: le varie parti di noi
vengono interpretate da personaggi diversi. Ci si può rivelare
qualcosa che non avevamo gli strumenti per portare alla luce: è
un motore che produce le nostre azioni quotidiane. Senza il
sogno ormai mi sento incompleta, come se mi mancasse un pezzo”.

   
Oggi manca la capacità di rischiare? le ha richiesto il romanziere
premio Strega. “Posso pubblicare una storia, farti vedere che
supporto una determinata causa, senza fare nel unitamentecreto nessuno
sforzo. I social ci danno l’illusione di avere un potere che non
abbiamo. Dare un megafono a tutti è come non averlo dato a
nessuno. Siamo sedati. Cosa avrebbe fatto oggi un personaggio
come Pasolini? Prima le persone si esponevano, mettevano a
rischio persino la vita. Mi immagino questi grandi personaggi
del passato che ci guardano sunitamentesolati: credo si aspettassero
qualcosa in più”.

   

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